Into the White era il nome del blog nato nel 2010, un’appendice del sito che la mia amica Valeria – che ringrazio di cuore pubblicamente – ha messo a nuovo nelle ultime settimane. Era nato dopo che un mio vecchio compagno d’università mi aveva suggerito di aggiungere un po’ di calore e di raccontare qualcosa di più, oltre le foto.Stesso invito arrivato indirettamente un paio di anni fa da uno dei miei fotografi preferiti e caro amico, Pedro Guimaraes (http://pedroguimaraes.net/studio/) quando davanti a un piatto di costolette in una trattoria di Lisbona gli raccontai di Kaltuma e del fatto che mi avesse scelto come mamma. E’ pieno di blog, di commenti, post inzuppati in un mare di livore, milioni di parole sospese che intasano la rete, c’è davvero bisogno di rispolverare un blog che si era fermato al 2014? Ispirata dai taboo , da quelle che vengono considerate come stranezze o anomalie, dalle ingiustizie sociali, tento con non poche difficoltà di provocare un cambiamento attraverso il mio lavoro che spesso mi fa sentire come una “sperimentatrice” più sociale che artistica. Il blog ricomincia da qui, dalla necessità di condividere progetti, pezzi di vita, per fare anche solo ciao o l’occhiolino a quelle persone che si sentono strane o sole come mi sono sentita io stessa man mano che indagavo su cosa c’è nascosto dietro alcune questioni sociali. Inoltre il blog sarà anche uno strumento per rilanciare iniziative, progetti, storie, sussurri di chi approccia alla vita allontanando il senso di paura piuttosto che infonderlo negli altri. 
Enjoy the ride. 

Into the White was the name of the blog born in 2010, an appendix of the site that my friend Valeria – whom I thank from the bottom of my heart – has “renovated” in the last few weeks.  It was born after an old college friend of mine suggested me to add something “warmer” and tell something more, besides the photos. The same invitation came indirectly,in front of a plate of ribs in Lisbon, a couple of years ago from one of my favorite photographers and dear friend, Pedro Guimaraes (http://pedroguimaraes.net/studio/) when I told him about Kaltuma and the fact that she had chosen me as her mother. It’s full of blogs, comments, posts soaked in a sea of rage, millions of suspended words that are clogging the web, is there really need to dust off a blog that had stopped in 2014? Inspired by taboos, by what are considered as oddities or anomalies, by social injustices, I try with many difficulties to provoke a change through my work that often makes me feel like an “experimenter” more social than artistic. The blog starts again from here, from the need to share projects, pieces of life, to say hello or wink to those people who feel as strange or lonely as I felt myself as I investigated what is hidden behind some social issues. Moreover, the blog will also be a tool to relaunch initiatives, projects, stories, whispers of those who approach life by removing the sense of fear rather than instilling it in others. 
Enjoy the ride.